È proprio il limite occidentale – l’incapacità di pensare il vuoto. In Tibet ci si rende conto del perché: una civiltà che da altitudini immense vede il vuoto, mentre l’Occidente è fatto di civiltà marine, che hanno la linea dell’orizzonte a chiudere lo spazio di fronte.
Corpi protesi verso una trasformazione che è coincidente con la vera scoperta della natura.





